Soluzioni sostenibili

MOBILITA’ SOSTENIBILE: PRIMA ESPERIENZA DA JUNGONAUTE!

Chi di noi ha sviluppato una minima mentalità critica sa che, per quanto le auto delle pubblicità siano sempre ECO e VERDI, le stesse (e la nostra pigrizia) rimangono uno fra i principali responsabili dell’inquinamento e del conseguente peggioramento della salute e della qualità della vita, non solo nei centri urbani più grandi, ma un po’ ovunque.

Per questo, molti cittadini consapevoli utilizzano da sempre la bicicletta come mezzo di trasporto principale, accettandone anche gli svantaggi (che si concentrano nel fatto di doversi respirare i gas di scarico altrui). Questo perché non trovano ragionevole aggiungersi alla schiera di coloro che, spaventati dai pericoli che si incontrano pedalando, e dall’inquinamento, decidono di …contribuirvi a loro volta, peggiorando la situazione.

Nel seguito racconto un’esperienza di spostamento compiuta da me e da una collega (ma anche da qualche altro padovano, fra cui Giorgio Voltolina), utilizzando un moderno sistema di mobilità: JUNGO (www.jungo.it).

Jungo è un sistema di AUTOSTOP CONTROLLATO inventato da un avvocato italiano, Enrico Gorini, che coniuga sicurezza negli spostamenti e flessibilità. In effetti, Jungo sembra molto più flessibile di car-sharing e car-pooling, che richiedono maggiore spirito di adattamento (il secondo, in particolare, agli orari altrui).

Provare per credere!

Ma eccovi il racconto.

21 giugno 2012, ore 20:12

Oggi io e la mia collega Chiara abbiamo sperimentato Jungo per la prima volta, a Padova. Chiara non è ancora iscritta al servizio, e a dire il vero la sua partecipazione è stata inizialmente abbastanza… coatta (ho qualche anno più di lei, quindi ogni tanto finge di rispettare le mie decisioni). Tuttavia, la novità dell’esperienza la ha velocemente entusiasmata.

E’ andata così: ci siamo fatte lasciare dalla nostra collega Laura alla rotonda dell’Hotel Milano, e da qui abbiamo raggiunto lo spiazzo di fronte al bar in cui si vendono angurie, che offre alle auto un’area sufficiente per la sosta.

Non senza un po’ di imbarazzo – era la mia prima volta da autostoppista, per quanto controllata – ho esibito il pollice ed il nastrino rosa al polso – che si mette per indicare che si desiderano passaggi solo da automobiliste donne. Cercavo di sembrare il più naturale possibile…un’impresa, all’inizio! In realtà, ci si sente decisamente buffi: improvvisamente la posizione eretta pare così complicata! Su quale ginocchio mettere il peso? Come piegare il braccio? Dove mettere l’altro braccio?

Per fortuna, quasi subito una ragazza di colore – che a dire il vero si era fermata per fare altre commissioni – ci ha offerto di portarci alla stazione, ma non era esattamente dove volevamo andare, quindi abbiamo declinato la gentile offerta.

Poi, per 6 minuti abbiamo visto scorrere davanti a noi SUV di tutti i tipi e le dimensioni, con dentro persone il cui sguardo era fra lo stupito e l’accigliato. Il mio pollice cominciava a spazientirsi, anche perché mi rodeva dover ammettere che i Padovani sono più “chiusi” dei Ferraresi. Una collega Jungonauta, Valeria, aveva sperimentato Jungo qualche giorno prima a Ferrara, e dopo 6 minuti era bella che imbarcata!

Al settimo minuto Chiara, mossa a compassione, e soprattutto timorosa di vedersi passare davanti il collega con cui normalmente facciamo car-pooling (quando non siamo in bicicletta), cosa che ci avrebbe reso oggetto di scherno per il resto dei nostri giorni, ha esibito a sua volta il pollice.

Vuoi che il suo pollice fosse più bello del mio, vuoi altro, all’ottavo minuto una ragazza gentilissima, Marianna, si è offerta di darci un passaggio ed accompagnarci fino all’Oviesse dell’Arcella (4 km circa), deviando un po’ dalla sua direzione. Marianna ci ha raccontato che nell’Altopiano di Asiago i ragazzi sono soliti fare autostop per andare a scuola, perché ci sono pochi bus.

Presa dai discorsi, ho dimenticato di scrivere il suo nome e cognome nel cellulare e di inviarli via sms al numero di telefono indicato nella mia tessera di Jungonauta, cosa che permette il tracciamento del viaggio, e garantisce la sicurezza nostra e di chi ci ospita nella sua auto. In ogni caso, Marianna non era certo una persona pericolosa :).

All’Oviesse, dopo aver fatto un giro a vuoto fra i vestiti, io e Chiara ci siamo salutate.

Ho proseguito a piedi fino a via del Plebiscito, quindi, di fronte al Lidl, ho riesibito il pollice. Dopo nemmeno un minuto ero nell’auto di un signore, che ha detto “se fossi mia figlia ti farei una ramanzina” ma mi ha accompagnato a sua volta vicinissimo a casa, facendo un buon km in più.

Devo dire che entrambe le volte mi sono dimenticata di parlare del tariffario: lo jungonauta dovrebbe infatti pagare al suo ospite una tariffa, indicata nel sito (10 €cent al km). A mia discolpa, devo dire che entrambe le volte le chiacchiere che abbiamo allegramente intavolato con i conducenti ci hanno totalmente assorbite!

Conclusioni:

Sia io che Chiara siamo rimaste molto soddisfatte dell’esperienza, e contiamo di poterla ripetere presto.

Crediamo che sarebbe bello che il Comune patrocinasse Jungo (come già le Province di Trento e di Bergamo), e si offrisse di farne un po’ di pubblicità: siamo sicure che l’aria di Padova ne trarrebbe giovamento…e non solo l’aria!

Questi sistemi contribuiscono infatti ad aumentare anche il senso di appartenenza alla comunità “umana”, grazie al dialogo che normalmente si crea fra Jungonauti e automobilisti. Utilizzarli richiede di non porsi nei confronti dell’altro sempre con atteggiamento guardingo e sospettoso, ma di essere tolleranti e disponibili a mettersi un po’ in gioco, sperimentando forme diverse di vivere insieme.

Buona mobilità sostenibile a tutti i Padovani!

Ester Giusto

Pubblicato anche su: https://ecopolisnewsletter.wordpress.com/2012/07/30/mobilita-sostenibile-prima-esperienza-da-jungonaute/

Articolo di Marco De Mitri su risoluzione dell’Emilia Romagna a favore di Jungo:  http://www.marcodemitri.it/emilia-romagna-jungo/

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estergiusto

Autore: estergiusto

Dopo aver lavorato come ingegnere ambientale per 15 anni, ora insegno in un istituto tecnico. Nella vita sono una ecologista sfegatata e mi piacciono mooolto di più le soluzioni "verdi" di quelle puramente tecnologiche. Adoro gli alberi e mi basta starci sotto per sentirmi felice. Credo che poche cose portino tanti benefici come questi compagni fronzuti. - * - * - After 15 years of work as an environmental engineer, now I teach in a technical high school. In life I am a committed ecologist, and I like the "green" solutions a lot more than the purely technological ones. I love trees: I just have to stay under them to feel happy. I believe that few things bring as many benefits as these leafy companions.